Ciao Fulvio, raccontaci un po’ di te
Sono un ragazzo di, ormai, 37 anni.
Sono un papà ed un marito.
Sono nato e cresciuto a Parma, e da ormai 11 anni vivo e lavoro a Milano.
Ho sempre amato viaggiare, cambiare e confrontarmi con la diversità.
Amo lo sport, al punto da fare tanta fatica quando devo farne a meno.
Ho giocato principalmente a calcio e a rugby, che tutt’ora pratico a livello amatoriale, ma quando posso amo giocare anche a pallavolo, basket e pallanuoto.
Qual è stato il tuo percorso formativo e lavorativo prima di Higeco More?
Liceo scientifico poi Laurea Magistrale in Ingegneria delle Telecomunicazioni a Parma. Poi un Master di II livello di un anno al Politecnico di Milano incentrato sui temi delle Rinnovabili, il Decentramento Energetico e l’Efficienza Energetica.
Elemento importantissimo della mia formazione 1 anno di Erasmus a Valencia: considero gli scambi internazionali un aspetto chiave nella crescita personale e culturale delle persone.
Dopo il master nel 2009 ho iniziato con un stage obbligatorio in Martifer Solar, la divisione solare di una multinazionale portoghese che opera nelle costruzioni. Nel 2008 è stato uno dei primi EPC Contractor ad arrivare in Italia per il boom del fotovoltaico. Alla fine ci sono rimasto tre anni, vivendo in varie posizioni dell’ufficio tecnico gli anni della forte crescita delle rinnovabili in Italia.
Nel 2012 mi sono licenziato per iniziare a lavorare come free-lance, occupandomi delle stesse tematiche che affrontavo in Martifer: sistemi di monitoraggio e controllo per la gestione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Da lì è iniziata la mia carriera di imprenditore che mi ha portato fino a Higeco More.
Come hai incontrato Higeco More?
È stato un percorso di avvicinamento di alcuni anni: era già diverso tempo che, insieme a Giovanni che era mio socio in Wem, collaboravamo con Higeco, in particolare con Marco e Carlo, due dei soci fondatori.
In un periodo in cui dovevamo tutti affrontare dei cambiamenti, Marco ci ha proposto di rendere la collaborazione più solida, estesa e strutturata, e, dopo innumerevoli discussioni sul nome e poche settimane di gestazione, è nata Higeco More.
Qual è il tuo ruolo in Higeco More?
Sono uno degli Amministratori nonché Application Manager. In pratica mi occupo di gestire i progetti chiavi in mano che Higeco More realizza per i suoi clienti, nei quali applichiamo i prodotti hardware e software che sviluppiamo.
Ci occupiamo della progettazione, la fornitura, l’installazione, la messa in servizio e l’assistenza tecnica post-vendita di tutti i sistemi che vendiamo: io ho il compito di gestire le squadre che mettono tutto questo in pratica, e di tappare i buchi dove e quando serve.
Hai sempre lavorato in questo ambito?
Tecnicamente sì, ma in organizzazioni molto diverse: sono passato dall’essere dipendente in una multinazionale (3 anni), ad essere libero professionista (2 anni) ed infine socio-lavoratore (6 anni).
Quali sono i tuoi valori?
A livello personale direi curiosità e tenacia, sono i motori che mi muovono. Allargando lo sguardo credo l’equità e la sostenibilità, sociali ed ambientali, siano due aspetti che cerco sempre di non perdere di vista.
Quali sono le principali attività di cui ti occupi nell’ambito di Higeco More
Riunioni con i vari team che seguo, di sviluppo software di prodotti, di progettazione sistemi, di installazione, commissioning e di supporto tecnico. Nelle riunioni facciamo il punto sulle attività aperte, su quelle chiuse e su quelle congelate, discutiamo su come si potrebbero affrontare i problemi, e capiamo chi è la persona più adatta a prendersi la responsabilità di un certo compito.
Buona parte del mio tempo la spendo anche in incontri con clienti e potenziali tali, agendo da punto di contatto tra le squadre operative. Infine, ma sempre più raramente, realizzo in prima persona qualche piccolo sviluppo software, progetto o commissioning: cerco sempre di andare in campo in prima persona, perché temo che allontanandomene troppo perderei il contatto con la realtà dei problemi che affrontiamo.
Un progetto a cui tieni particolarmente?
Mi sono piaciuti tutti. Se devo sceglierne uno dico Bufulubi (Uganda), un PV da 10MW su tracker: è stato proprio un bel progetto. Con un cliente nuovo, importante, e con cui mi sono trovato benissimo (Metka): veramente un EPC di altro livello. Sono dovuto andare in Uganda tre volte: c’ero già stato anni prima, ma in quell’occasione sono rimasto più a lungo, e ho potuto capire un po’ di più di un paese veramente diverso dal nostro: sicuramente difficile, ma come spesso accade in questi casi, ricco di umanità.
I bambini del villaggio a lato dell’impianto correvvano perennemente tutt’intorno al sito, e sono stati una cornice che difficilmente dimenticherò.
Il progetto è stato abbastanza complesso, ci siamo occupati sia del monitoraggio dell’impianto che del controllo, con i nostri GWC e PPC. Inoltre è stato il primo impianto configurato su Vision, la nostra nuova centrale operativa cloud-based: l’emozione, ed i timore, della prima volta tornano sempre, con ogni nuovo prodotto.
A che progetto stai lavorando in questo momento?
EMS – Energy Managament System – è il nostro nuovo controllore pensato e sviluppato per la gestione delle microgrids, ossia una piccola rete locale formata da fotovoltaico, carichi, batterie, generatori tradizionali, ed in grado di funzionare sia connessa che disconnessa dalla rete. L’ EMS, tra i suoi compiti, deve gestire i flussi di energia, ottimizzando il funzionamento della microgrid in base ad un obiettivo configurabile dall’utente.
È uno sviluppo ambizioso, perché punta ad unire due prodotti diversi, il PPC – Power Plant Controller – e l’ MGC – Micro Grid Controller – in unico e flessibile prodotto. Il primo, il PPC, nasce ad inizio 2017, come sistema di regolazione della potenza attiva e reattiva degli impianti di generazione, in accordo ed in collegamento con gli Operatori di rete locali.
Il secondo, l’MGC, nasce a fine 2018 con l’obiettivo di gestire l’integrazione di Generatore Diesel, impianto PV, carichi e Rete, per un target specifico: impianti di autoconsumo in zone dove la rete è debole, come le periferie di Johannesburg e Cape Town in Sud Africa, dove lo abbiamo implementato presso diverse piccole e medie industrie.
Al momento abbiamo rilasciato la prima versione dell’EMS, e lo abbiamo installato presso tre siti produttivi Coca Cola in Sud Africa, ma stiamo già lavorando alla versione 2, nella quale stiamo aggiungendo la gestione di ESS-Energy Storage Systems.
Ci sveli un aspetto del tuo lavoro che non immagineremmo mai?
Odio i messaggi vocali, una pratica “da millenials” che purtroppo sta arrivando anche nel mondo del lavoro, soprattutto in organizzazioni sempre connesse e sempre in viaggio come la nostra. Ne capisco la comodità per chi scrive, ma trovo fastidiosa la perdita di tempo necessaria a chi deve ascoltarli: ci vuole il triplo che a leggere un messaggio.
Inoltre la scrittura è un sistema migliore per trasmettere informazioni: riduce di molto l’entropia. In azienda siamo arrivati al punto che chi mi “deve” inviare un vocale se ne scusa a priori, via messaggio scritto, del tipo: “scusa ma ti devo inviare un vocale”.
Come mia abitudine non mi arrenderò, e combatterò fino a quando questa insana abitudine non sarà eradicata!
Ci lasci una frase per salutarci?
If you wanna go fast, go alone. If you wanna go far, go together.
Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi arrivare lontano, vai insieme.